La Costiera Amalfitana non è solo un luogo, è uno stato d’animo. Tornarci, o anche solo raccontarla, significa risvegliare emozioni che restano scolpite dentro. Io ci sono stato più volte, e ogni esperienza ha avuto un carattere diverso: la scoperta ingenua della giovinezza, la maturità consapevole di un soggiorno indimenticabile, e la dolce nostalgia di un ritorno fugace.
La prima volta: la scoperta ingenua
Ero più giovane, inesperto nei viaggi. Non studiai abbastanza, non programmando come avrei dovuto, e alla fine mi accontentai. Alloggiai in un hotel di cui neppure ricordo il nome, a Maiori, il comune con la spiaggia più grande di tutta la Costiera.
Ricordo ancora l’emozione di arrivare a Positano. Lì affittai una barca, poi restai a passeggiare per il paese, salendo e scendendo per quelle celebri scalinate che collegano il borgo dall’alto fino alla spiaggia. Ovunque limoni, ovunque piante rigogliose: e quell’odore di agrumi che ti rimane addosso, sprigionato dall’aria stessa del luogo.
Il giorno dopo presi il traghetto per Capri. Passeggiai per l’isola, salendo fino ad Anacapri, e conclusi la giornata nella famosissima Piazzetta. Anche se ci rimasi poco, bastò a farmi respirare, almeno per un attimo, quell’atmosfera dolce e leggera che evocava la Dolce Vita degli anni ’60.
La seconda esperienza: il soggiorno della maturità
Molto più importante fu la mia seconda volta in Costiera. Non solo perché vi rimasi più giorni, ma perché ci arrivai con uno spirito diverso, con maggiore maturità personale ed economica. Stavolta volevo viverla davvero.
Alloggiai al Fico d’India Relais, scegliendo una camera vista mare. L’hotel si trova a Furore, posizione strategica per visitare Amalfi. Per spostarmi non presi la macchina: affittai invece una splendida Vespa rossa, per assaporare l’aria della Dolce Vita in pieno stile anni ’60-’70.
Quel giorno era caldo, ma non troppo soleggiato: la condizione perfetta per visitare il centro di Amalfi. Mi fermai nella piazza principale, proprio di fronte al Duomo, e mi concessi un classico gelato al limone, simbolo della zona. Con Sara, la mia compagna, continuammo la giornata con un aperitivo a Positano, sulla terrazza dell’Hotel Eden Roc. Il tramonto da lì fu una visione: il cielo che lentamente si accendeva, la costa che si tingeva di oro e rosa, e noi due a goderci quel privilegio sospeso nel tempo.
Il giorno successivo fu dedicato al mare. Con largo anticipo avevo prenotato due lettini e un ombrellone presso il celebre Beach Club Il Pirata di Praiano. La giornata era un po’ ventosa, ma il fatto che non ci fosse sabbia rese tutto più piacevole. Il pranzo, consumato nel ristorante del club, fu eccellente, accompagnato dalla vista del mare che sembrava non avere fine.
Poi ci fu Atrani, ed è lì che il viaggio assunse un valore intimo e simbolico. Sopra il letto della nostra camera, io e Sara abbiamo un quadro che raffigura proprio quello scorcio: la curva della strada che svela il borgo, con la sua spiaggia raccolta. Prima di partire le promisi: “Ti porterò dentro al quadro”. E così feci. Prenotammo due lettini in prima fila e passammo la giornata vivendo dentro quell’immagine, trasformando una semplice giornata di mare in un ricordo indimenticabile.
Ma l’apice arrivò la sera successiva. Dopo una giornata a girovagare senza meta, lasciandoci cullare dal ritmo lento dei flâneur, arrivò il momento della cena al Donna Emma, ristorante dell’Hotel Miramalfi. Non dimenticherò mai quella sera.
La terrazza del ristorante sembra un balcone sospeso sul mare. Sara era seduta fronte mare, io alla sua destra: davanti a noi Amalfi si preparava alla notte. Vidi il sole calare lentamente, spegnersi dietro l’orizzonte, mentre la città si accendeva di luci serali. Una brezza marina leggera ci accarezzava la pelle, portando con sé l’odore salmastro della Costiera. Una musicista al pianoforte suonava dal vivo, riempiendo l’aria di note eleganti, soavi e sensuali.
Era un momento totale: bellezza, intimità, armonia. Il cibo era perfetto, ma a quel punto era quasi un dettaglio. Tutto ciò che contava era quell’istante, irripetibile, inciso nella memoria.
Il giorno dopo tornai a casa. Ma sapevo che quella esperienza non si sarebbe spenta dentro di me.
Il ritorno fugace: la nostalgia
Sono tornato l’anno successivo, solo per una mattinata. Ero a Salerno per visitare le celebri Luci di Natale, ma non potevo resistere: se sono così vicino, la Costiera mi chiama. Con Sara ci spingemmo fino a Vietri sul Mare.
Passeggiai tra la villa comunale e il centro, respirando la poesia delle ceramiche colorate che rendono unico questo borgo. Pranzammo nel centro, evitando il mare visto che era dicembre. Poi, come sempre, arrivò il momento di partire. Ma anche quel piccolo frammento bastò a riaccendere il legame con un luogo che non smette mai di mancare.
Conclusione
La Costiera Amalfitana è questo: un susseguirsi di emozioni, di ritorni e di nostalgie. È un luogo che non si lascia mai vivere tutto in una volta, ma che ti costringe a tornare, a riprenderlo un pezzo alla volta. È poesia e realtà insieme, è sogno e concretezza.
E so già che non sarà mai l’ultima volta.